Perché la luna divenne invidiosa

La vecchia, brava luna era contenta. Il suo viso rotondo argentato luccicava. Si rallegrava quando i bambini battevano le mani, gridando “Palla! Palla!”. Le piaceva molto quando tutti la notavano e parlavano di lei. E non aveva solo dei buoni occhi, anche le sue orecchie erano eccellenti. Compiaciuta, si dondolava fra le nuvole, ascoltando i canti che la gente cantava su di lei, quello che le piaceva di più era uno intitolato: “È sorta la luna!”, in particolare il verso che diceva”…vedete la luna ferma lassù”. Sì, tutti dovevano vederla. Ma chi ha buone orecchie sente anche quello che si dice degli altri. Per prima cosa, la luna si infastidì per quello che di buono sentiva dire sul sole. Più aguzzava le orecchie, più si infastidiva. Senza che lo potesse impedire, nel suo cuore crebbe la pianta velenosa dell’invidia. E quale fu la conseguenza? Non

si rallegrava più di niente, stava in ascolto di quello che gli uomini dicevano giù sulla terra. C’era il grande ospedale, sul quale spesso risplendeva. Curiosa, origliava quello che dicevano i malati e i loro sospiri. “Ah, se solo spuntasse il sole finalmente”, diceva un anziano signore. Una donna ricordava le vacanze al mare: “Che bello il sole, quando lasciava la sua scia dorata sull’acqua”. La luna nascose il suo volto deluso dietro una grossa nuvola. “Non se ne può più di sentire queste cose, in fondo anch’io lascio la mia scia argentata sull’acqua”, brontolò.

All’invidia si aggiunse ancora qualcos’altro che non aveva mai conosciuto prima. Ma che cosa? La luna non era solo invidiosa, ma anche insoddisfatta. In fondo, erano tre le cose che le rubavano la gioia per la sua bella luce argentata: l’invidia, l’insoddisfazione e l’ingratitudine. Non riusciva a pensare altro che al sole. Quando questo spuntava al mattino, la luna diventava pallida come una mozzarella e le stelline scintillanti scomparivano di fronte al bagliore chiaro del sole.

Dio, il Signore e Creatore, si era accorto da tempo che la sua sfera notturna argentata non riusciva a rallegrarsi più di niente, ma proprio niente. Quanto rimase stupita la luna quando, una notte, un angelo dalla veste lucente le volò accanto. “Chi sei tu?”, chiese la luna, e si spaventò alla vista degli occhi lampeggianti. “Sono un messaggero del grande Dio. Egli ha creato te e tutte le cose. Ora però si stupisce che tu sia diventata tanto insoddisfatta. Prima non conoscevi invidia, ma eri sempre la brava, vecchia luna”, disse l’angelo.

La luna sbuffò e guardò l’angelo con aria burbera. “Mi tocca sempre stare a guardare che il sole splende con molto, molto più chiarore. Mi tocca sempre stare a vedere come i fiorellini aprono i loro calici e si rivolgono verso il sole. Quando splendo io, di notte, tutti i fiorellini sono addormentati. Profondamente. C’è ancora da esser contenti e…”. La luna gettò all’angelo uno sguardo di sbieco e finì la frase: “…non essere invidiosi?”.

“Allora, sta un po’ a sentire, luna”, disse l’angelo. “Ognuno ha ricevuto da Dio il suo particolare compito. E Dio ti ha fatto per essere la luce notturna”. “Ma io voglio essere più luminosa, molto più luminosa”, ribatté la luna testarda. L’angelo rifletté. “Che cosa vorresti, insomma?”. La luna balbettò un pochino. “…che il sole venga mandato via”. L’angelo guardò a lungo la luna. “Se è questo che vuoi, sia fatto come dici tu!”. Dopo le sue parole, l’angelo la guardò ancora una volta e sparì. Da che stupore e spavento fu presa la luna nel constatare che, al mattino successivo, il sole era semplicemente scomparso. Essa stessa sembrava una lastra nera come la pece sospesa nel cielo. La luna sentì i brividi di freddo sulla schiena rotonda. Non c’erano raggi argentati sulla terra, solo una notte nera come la pece. Questo era il risultato della scomparsa del sole! Aveva sprecato il tempo a essere invidiosa, ingrata e insoddisfatta, per poi accorgersi che… che? Che senza il sole tutta la terra era solo buia e vuota. La luna tremava di paura. Allora gridò nella notte: “Buon Dio, fa’ risplendere di nuovo il sole!”.

Dio esaudì il grido. Il volto rotondo della luna iniziò a luccicare argentato e si rispecchiò nelle onde saltellanti del mare. “Non voglio mai più brontolare o essere invidiosa”, esultò la luna. Improvvisamente, l’angelo comparve accanto a lei e disse: “Vecchia luna, sai che anche tu ricevi la luce dal sole? Senza il sole saresti solo una lastra nera”. La luna si vergognava, non si era mai vergognata tanto. “Allora voglio essere riconoscente e rallegrarmi del sole!”. Così tutto ritornò a posto. E la luna si ripropose fermamente di non essere più invidiosa di nessuno!

Ora però devo aggiungere ancora una cosa. Sapete anche voi che molte persone sono simili alla luna? Vi ricordate senz’altro che essa divenne insoddisfatta e invidiosa del sole. Così si comportano tante persone: non vorrebbero che un buon Creatore vegli su di loro. Non sanno però quanto sarebbe buio sulla terra – e nei loro cuori – se Dio le lasciasse sole. “Ce la caviamo anche senza Dio”, affermano. Ma Dio le ama e vorrebbe che confidassero e credessero in lui. Perciò vuole rimanere con loro, anzi di più: affinché possano vivere felici nella sua luce, ha mandato il suo caro Figlio. E questo Figlio di Dio dice di se stesso: “Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Giovanni 8:12).

da Ethos 3/2002

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Autore dell'articolo: Stefania Tramutola