Giovanni Negro – «Beati quelli che s’adoperano alla pace, perché essi saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5:9).
Un uomo che amava il Signore, dopo che aveva vissuto per quarant’anni nel trambusto della città, andato in pensione, decise di passare la vecchiaia nella quiete e in contatto con la natura. Così comperò per questo una casa con un po’ di giardino lontano dalla città. Dopo alcuni giorni che ormai vi abitava, vide che le galline del vicino distruggevano le sue aiuole, l’insalata e tutto quello che aveva appena piantato con tanta cura e dedizione. Questo accadeva perché la recinzione del vicino era rotta e il pensionato non aveva ancora recintato il suo giardino. Così, quando vide il vicino, gli presentò con gentilezza il problema chiedendogli di riparare la recinzione. Passarono i giorni, ma nonostante i continui inviti del pensionato, il vicino non si decideva a riparare la rete di recinzione e le galline naturalmente continuavano a passare distruggendo e sporcando tutto. Che cosa fare? Come risolvere la questione conservando, però, un buon rapporto col vicino? Dopo molte riflessioni gli venne un’idea proprio brillante. Si recò al supermercato, comperò delle uova e, quando vide che il vicino era in casa, bussò alla sua porta e gli disse: «Scusi signore, le sue galline depongono le uova nel mio giardino, ma io non voglio tenermi quello che non mi appartiene e perciò eccole qui». Il vicino lo ringraziò con un sorriso di compiacimento, e il giorno dopo riparò la recinzione.
Pensate che l’uomo delle uova abbia fatto il furbo e che abbia agito con astuzia? Sicuramente! Ma è stato un gesto saggio. Che cosa sarebbe potuto diventare questa storia senza quel gesto! Certo, non sempre riusciamo a cambiare il male in bene o a risolvere i problemi nel modo in cui ci è riuscito il pensionato di questa storia, ma possiamo cercare di rendere se non altro minore quel male che non si è in grado di volgere al bene.
Sì, dobbiamo rispondere in modo diverso da quello del prepotente, dell’arrogante, del maleducato e del furbo, contrapponendo amore all’odio; sarà proprio questa caratteristica che dimostrerà che siamo figli di Dio. Abbiamo, inoltre, la promessa che quando «il Principe della pace» (Is 9:5) «gradisce le vie di un uomo, riconcilia con lui anche i nemici» (Pr 16:7). I cortei, le marce per la pace, i vari slogan gridati, le bandierine con l’arcobaleno, e così via, saranno inutili se noi non mettiamo a tacere i risentimenti, le contese e la voglia di vendetta per seguire, invece, le impronte di colui che «maltrattato, umiliò se stesso, e non aprì la bocca» (Is 53:7).
Ed ecco allora, cari amici, che per salvaguardare la pace e mantenere l’armonia con gli altri, siamo a volte chiamati a «patire qualche torto» (1 Cor 6:7) e a rinunciare ai nostri diritti evitando di combattere con le armi dell’avversario, sicuri che: «per chi nutre propositi di pace vi è gioia» (Pr 12:20).