Lo schiavo avveduto

Giovanni Negro (Ad. da “Il dizionario degli aneddoti” di F. Palazzi)

«Insegnaci a contar bene i nostri giorni per acquistare un cuore saggio» (Sal 90:12).
Un mercante di schiavi partì un giorno per Efeso, una bella città greca, con tutti i suoi averi e tutte le sue masserizie. Naturalmente, gli schiavi che lo accompagnavano dovevano trasportare, chi il letto, chi le tende, chi il tavolo e così via. Tutti corsero a prendersi l’oggetto più piccolo e meno pesante, solo uno di essi, dopo una breve riflessione, andò a prendere il fardello più grande e più pesante di tutti. Quando gli altri schiavi videro questo, lo presero in giro e risero di lui, ma presto si accorsero che la scelta era stata fatta con molta astuzia e avvedutezza. In realtà, quel bagaglio conteneva il pane per tutti. Così, a poco a poco, esso cominciò a diventare meno pesante. Infatti pesò di meno dopo la colazione e ancora meno dopo il pranzo; tanto che, dopo alcuni pasti, il pane era finito del tutto e lo schiavo camminava tranquillo senza portare nessun peso.
Volete sapere il nome di questo schiavo intelligente? Un nome che certamente conoscete: si chiamava Esopo.
È proprio il caso di citare quel detto che afferma: «Ride bene chi ride ultimo». Siamo sinceri: anche noi, per evitare la fatica e lo sforzo, ci saremmo avventati sull’oggetto più piccolo e meno pesante.
E quante volte, per evitare un sacrificio o un impegno, con superficialità, orientiamo tutti i nostri interessi e progetti solo alla logica dell’istante e del presente, senza pensare e agire in prospettiva dei valori ultimi ed eterni? È anche vero che tutto quello che gira intorno a noi ci induce, con la sua frenesia, alla legge del “tutto e subito”, non tenendo conto dei grandi orizzonti che potrebbero schiudersi dinanzi a noi. Perciò, per evitare di percorrere le strade dell’illusione, facciamo delle scelte intelligenti al fine di non appesantire nel corso della vita il nostro “bagaglio” esistenziale, vivendo invece saggiamente come l’apostolo Paolo, il quale «quando era bambino parlava, pensava e ragionava da fanciullo» (1 Cor 13:11), ma poi, crescendo, seppe essere «proteso verso il futuro correndo in direzione della meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Gesù Cristo » (Fil 3:13).

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Autore dell'articolo: Stefania Tramutola