Giovanni Negro
“Se il granel di frumento caduto in terra… muore, produce molto frutto” (Gv 12:24).
Gabriel, quando ebbe l’idea di scrivere un libro, viveva in Messico. Veramente, già da quando era bambino aveva il sogno di realizzare un bel libro. Così, un giorno, disse alla moglie: “Cara, è vero che non ce la passiamo molto bene economicamente, ma voglio provare a scrivere un libro che ho già in mente”. “Ma che cosa dici? Abbiamo l’acqua alla gola! Non abbiamo neanche i soldi per pagare l’affitto!”, rispose la moglie. “Non preoccuparti, cara. Tieni a bada il proprietario della casa, chiedendo delle proroghe sull’affitto, e io mi concentrerò e mi impegnerò a scrivere il libro quanto prima”. Così Gabriel, ottenuto il consenso della moglie, si chiuse nel suo studio e incominciò a scrivere e ad accumulare fogli su fogli. Cancellava, distruggeva, rifaceva, correggeva, inventava e modificava. Insomma, stette chiuso in camera per diciotto mesi di fila. Uscì solo una volta per vendere la sua automobile e, col ricavato, comprare del cibo e il gasolio per il riscaldamento. Quando finalmente terminò il suo libro, mise il voluminoso manoscritto sotto il braccio e si recò all’ufficio postale per spedirlo all’editore che si trovava in Argentina. L’impiegato allo sportello gli comunicò freddamente: “Per spedire tutto questo materiale ci vogliono 83 pesos”. Purtroppo lui ne aveva solo 45. Allora, Gabriel divise a metà il manoscritto e inviò solo quello. Poi andò a impegnare al Monte di Pietà (è un’istituzione che fa dei piccoli prestiti alla gente in difficoltà economica in cambio di un pegno) la piccola stufa elettrica, l’asciugacapelli e il frullatore. Così, riuscì finalmente a racimolare i pesos necessari per far pervenire all’editore anche l’altra metà del volume. La moglie, preoccupata, gli disse: “Adesso ci manca solo che questo libro sia una porcheria!”. Invece no, non fu una porcheria. Perché Gabriel riuscì a vendere del suo libro oltre tre milioni di copie in tutto il mondo.
Sapete chi era questo romanziere? Gabriel Garcia Màrquez. E l’opera che scrisse, quella che gli costò tanto sacrificio e rinuncia, fu il suo capolavoro “Cento anni di solitudine”, con il quale vinse il Premio Nobel 1982 per la letteratura.
Chissà quante persone saranno state abili a fare i conti su quanto Gabriel avrà intascato per i diritti d’autore. Altri, invece, avranno pensato magari a come avrebbero speso il denaro così guadagnato. Raramente, però, pensiamo al sacrificio, all’impegno, alle rinunce o al prezzo che si deve pagare per poter realizzare qualcosa di bello e di straordinario nella vita. Questo perché il mondo di oggi e i mass media orientano i nostri pensieri al non sforzarsi, al non impegnarsi, ritenendo sufficiente, per avere successo o per raggiungere un obiettivo, avere un bel fisico, mettersi in mostra e, insomma, apparire in qualunque modo. No, cari amici. Soltanto sul vocabolario “successo” arriva prima di “sudore”. Nella vita, mai! E, sapete una cosa? Questo vale anche per l’esperienza spirituale, dove non deve mai mancare l’impegno costante, faticoso e reiterato che, alla fine, produce serenità, libertà e agilità interiore. È per questo che nel Vangelo leggiamo: “Con la vostra perseveranza salverete le anime vostre” (Lc 21:19). (Ad. da: “Mille e una ragione per vivere” di A. Pronzato)