Fili d’argento in testa

Giovanni Negro – (Ad. da”I racconti dalla croce del sud” di Namerto Menapace)

«Venitevene ora in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un poco» (Mc 6:31).
Eleonora frequentava i primi anni della scuola elementare. Ogni mattina, la mamma faceva veramente fatica a svegliarla. Questo era dovuto al fatto che la sera Eleonora si intratteneva un po’ troppo davanti al televisore e non aveva proprio voglia di andare a letto. Una mattina, la mamma si arrabbiò così tanto che non gli preparò neanche la colazione, ed Eleonora dovette andare a scuola a digiuno. La mamma, per quello che era accaduto, rimase turbata tutta la mattinata, pensando che ultimamente Eleonora con il suo comportamento le stava procurando non poche preoccupazioni. La bambina, invece, si dimenticò presto di quello che era accaduto la mattina e tornò a casa vivace e allegra. Gettò il grembiule e lo zainetto sul letto e raggiunse sua madre in cucina. La mamma l’accolse un po’ freddamente, per via dell’arrabbiatura che ancora non le passava. Eleonora, invece, era decisa a continuare come se nulla fosse, non dando importanza al comportamento materno. Le si avvicinò e, abbracciandola, la baciò affettuosamente. Fu un po’ sorpresa del fatto che la sua mamma, contrariamente a quanto faceva di solito, non le chiedesse nulla di come era andata a scuola. Comunque, Eleonora, per rompere il ghiaccio, s’inventò un dialogo e disse: «Mamma, ti sei mai accorta che hai dei fili d’argento in testa?». Eleonora, non volendo, aveva forse toccato un tasto delicato che ogni donna desidera evitare. La madre, che non poteva negare l’evidenza, decise di approfittare dell’occasione per trarne una morale, e perciò disse con voce grave: «Sì, cara. Quelli che tu chiami fili sono capelli bianchi. Hai capito bene? Purtroppo, i capelli bianchi vengono alle madri per tutti i dispiaceri che causano loro i figli». «Oh, – esclamò la piccola, come se avesse fatto un’importante scoperta – allora chissà quanti dispiaceri avrai dato tu a nonna Rosa!». Di fronte a questa affermazione, la mamma non poté far altro che abbracciarla finalmente ridendo di gusto.
Come capisco questa cara mamma! Sono anni ormai che mia figlia mi fa fare ogni mattina il pilota di formula uno per poter farle prendere in tempo il treno. Per fortuna, il suo treno arriva sempre con cinque minuti di ritardo, ma il mio, che è un diretto, spesso me lo fa perdere; ecco perché allora la mia testa diventa sempre più argentata!
Perché tutto questo? Perché la sera non andiamo a letto in un orario che ci permetta poi la mattina di alzarci in tempo debito e con le forze ricuperate.
Molti adulti, con la smania di produrre, di fare e guadagnare hanno perso anche il gusto del riposo e del sonno. Ma, purtroppo, anche tanti bambini, col desiderio di stare davanti alla televisione o ai giochini elettronici fino a sera tardi, non riescono a riposare e a ricuperare lo slancio perduto durante la giornata. Sarebbe meglio per tutti se imparassimo a riposare e a dormire un po’ di più, perché in giro vedremmo persone meno inquiete, agitate e stressate. E nelle chiese meno occhi chiusi durante il sermone.
Da qualche parte ho letto che «il riposo è il tutore dell’efficienza». E, Gesù stesso, dicendo ai suoi discepoli di «riposarsi un po’», riconobbe la necessità che abbiamo di riposare e rilassarci per riavere poi quelle energie per affrontare da vincenti il giorno successivo. Sperimentando così personalmente il significato delle parole di Davide: «Signore, tu mi dai la forza del bufalo» (Sal 92:10).

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Autore dell'articolo: Stefania Tramutola