Il buco della solidarietà

Giovanni Negro – “In ogni cosa simile ai suoi fratelli” (Eb 2:17).

Un giorno, Alvaro, che di professione faceva il giornalista, fu invitato a pranzo da alcuni amici giapponesi nella bella città di Kobe, in Giappone. All’entrata del ristorante, vennero loro incontro due cameriere in kimono, le quali, inginocchiatesi al suolo, volevano infilare ai loro piedi un paio di pantofole di feltro. Quando toccò ad Alvaro togliersi le scarpe, questi provò un tuffo al cuore. Che cosa lo aveva messo in agitazione? Egli aveva visto ciò che non avrebbe mai voluto vedere: un grosso buco sulla calza destra, dal quale occhieggiava, direi ironicamente, l’alluce del suo piede. “Che figuraccia!”, pensò, mentre arrossiva violentemente. Con uno scatto mise subito il piede sinistro sopra il destro in maniera da coprire il buco, e rimase immobile. Poi, mortificato e con un accenno di sorriso, disse: “Ecco, io soffro terribilmente il solletico ai piedi. Preferisco fare da me”. La cameriera gli avvicinò le pantofole e Alvaro, con uno scatto fulmineo, infilò il piede destro nella pantofola, poi, con minore velocità, fece la stessa cosa col sinistro. Così, rilassato e sufficientemente tranquillo, si avviò insieme con gli altri verso la sala da pranzo percorrendo alcuni corridoi. Fu lì, proprio all’ingresso della sala da pranzo, che un nuovo tuffo al cuore lo fece diventare questa volta bianco come la neve. Sì, perché vide che i suoi amici, per igiene e secondo le usanze, si stavano togliendo le pantofole per entrare, rimanendo in calzini. E che calzini poi! Sembravano nuovi, come se fossero appena usciti dalla fabbrica. Il momento era veramente penoso. A un tratto, uno dei suoi amici disse: “Forza, Alvaro, che aspetti a toglierti le pantofole?”. Proprio in quel momento la cameriera si inginocchiò e gli tolse le pantofole sotto gli sguardi di tutti. A questo punto Alvaro si sentì perduto, ormai tutti si sarebbero accorti del buco della sua calza. E pensò: “Adesso rideranno di me e mi disprezzeranno”. Comunque, si mise a camminare tenendo l’alluce contratto per quanto possibile, tanto da sembrare con un piede mutilato. Raggiunta la tavola, si tuffò rapidamente a sedere, nascondendo il piede sotto la coscia e guardandosi intorno smarrito. Dopo tre ore di martirio, perché tanto durò il pranzo, si alzò con il corpo tutto dolente. Ma proprio in quell’istante vide un fatto sorprendente. Tutti i suoi amici, senza farsi vedere, per mettersi nelle stesse condizioni del loro compagno in difficoltà, avevano fatto un buco sulla punta della calza destra in modo da far uscire l’alluce. Camminavano cercando di metterlo in mostra affinché Alvaro si rendesse conto che anch’essi avevano un buco in una calza e che quindi non doveva sentirsi così avvilito e umiliato.
Quando si dice che cos’è la vera amicizia! Di solito, l’uomo tende a mettere in evidenza il difetto dell’altro per poi deriderlo, ma quando riesce a manifestare gesti come quelli degli amici di Alvaro, dimostra una gentilezza d’animo che riesce a riscaldare i cuori e a far germogliare in noi dei semi di speranza. Pensate a Gesù, “il quale, essendo ricco, si è fatto povero per amor nostro” (2 Cor 8:9); e che egli, pur essendo Dio, per venire incontro all’uomo si abbassò al suo livello velando la sua gloria e umiliandosi profondamente “prendendo forma di servo e divenendo simile agli uomini” (Fil 2:7). Immaginiamocelo mentre percorre le polverose vie della città, vestito come tutti, con gli stessi abiti modesti della gente comune. Gesù ha provato la stanchezza, la sete e la fame, ha pianto e ha voluto condividere la sorte dei poveri affinché conoscesse per esperienza le loro preoccupazioni e le loro difficoltà, in modo di poterli poi confortare e incoraggiare. Se fosse apparso come un re, quale sarebbe stata la speranza del contadino, del povero e del bisognoso? Anche noi, allora, con l’aiuto di Gesù, impariamo a solidarizzare e simpatizzare con le persone con le quali veniamo in contatto, facendoci “ogni cosa a tutti” (1 Cor 9:22), affinché gli altri si sentano sicuri e a loro agio intorno a noi. A proposito, se doveste recarvi in Giappone, attenzione alle vostre calze! (Rid. e ad. da “Penna vagabonda” di Virgilio Lilli)

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Autore dell'articolo: Stefania Tramutola