Il gesto di Shide

Giovanni Negro – “Vinci il male con il bene” (Rm 12:21)

Una volta una signora, mentre era in viaggio sul treno insieme con il suo cagnolino di nome Shide, fu invitata dal controllore a esibire il biglietto. Dopo un attento esame del documento, questi esclamò: “Ma il biglietto per il cane non l’ha fatto?”. “Oh, ma Shide è così piccolo che lo tengo sulle mia ginocchia…”. “Cara signora, il biglietto si fa anche per cagnolini più piccoli del suo”. La donna, infastidita, replicò: “È un’infamia! Io non pago proprio un bel niente!”. “Se non paga, sarò costretto a far scendere il cane, in virtù del regolamento che prescrive: ‘Non sono ammesse nel treno, e ne vengono allontanate anche durante il viaggio, le persone sprovviste di biglietto’”. “Ma il mio Shide non è una persona! Alla prima fermata, ricorrerò al capostazione”, rispose ancora la donna. “Sì, signora. Anzi, sappia che in tutte le stazioni è messo a disposizione del pubblico un libro per i reclami. Faccia reclamo, ma adesso paghi l’infrazione”. “Io non pago!”. “Lei paga e anche subito!”.
Intanto il treno, proprio in quel punto, stava rallentando. Allora il controllore afferrò delicatamente per la collottola l’incolpevole Shide, lo sporse fuori dal finestrino più in basso che poté e lo abbandonò al suo destino. Poi, facendo il gesto di pulirsi le mani, disse: “Adesso, reclami pure”. Grida, disperazione e pianti da parte della donna che pensò perfino di tirare il freno d’emergenza per fermare il treno ma, credendo che il controllore sarebbe riuscito a impedirglielo con la forza, rinunciò all’impulso. Pertanto, in mancanza d’altro, si appellò al senso di umanità di tutti i signori viaggiatori. Fra questi c’era chi le dava ragione e l’incitava, chi le suggeriva di ricorrere all’associazione per la protezione degli animali. Intanto, il povero controllore cominciava già a pentirsi del malfatto. Ma, a un tratto, incoraggiata dall’unanime consenso, l’infuriata signora gli strappò via gli occhiali e glieli buttò giù dal treno gridando: “Poi, alla prima fermata, le darò il resto”
Alla stazione seguente, di lì a poco, entrambi scesero arrabbiati. Improvvisamente tutti i viaggiatori, che avevano assistito alla scena, cominciarono a battere le mani nel vedere arrivare di corsa e con affanno il piccolo Shide che con in bocca gli occhiali del controllore. “Il mio cane!”, gridò la signora. “I miei occhiali!”, gridò il controllore. Mentre gli entusiastici applausi dei viaggiatori aumentavano sempre più, la donna prese in braccio il suo Shide e, nel momento in cui lo accarezzava, i suoi occhi si incrociarono con quelli del controllore. E la disputa si concluse presto con un abbraccio di riconciliazione tra i due, avendo naturalmente al centro il piccolo Shide.
Come avremmo reagito noi al posto di Shide? Come sarebbe finita questa storia se, per l’affronto ricevuto, il cane avesse reagito dando un morso al controllore? Invece, bravo Shide! Il suo gesto ha creato un’atmosfera di festa e di riconciliazione. Non sempre abbiamo a che fare con persone amabili e gentili. Ma proprio quando le parole offensive ci provocano, siamo invece chiamati a seminare quei gesti e quelle parole che sanno risvegliare la coscienza e scaldare i cuori. Gesù, col suo esempio, ci ha insegnato che l’amore è l’unica forza capace di trasformare un nemico in un amico. In Isaia 53:7 si dice di Gesù che “maltrattato, si lasciò umiliare”. Combattere il male con il male non fa che aumentare la sofferenza di tutti. Se usiamo dolcezza, questa può essere considerata come segno di debolezza e vigliaccheria; ma in realtà, così facendo, dimostriamo di possedere una forza interiore che agli occhi di Gesù ha un grande valore. (Ad. da un racconto di G. Latronico)

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Autore dell'articolo: Stefania Tramutola