Il grande concorso

Giovanni Negro – “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv 14:9)

Un giorno lo Scià di Persia bandì un concorso fra tutti gli artisti del suo vasto impero. Si trattava di ritrarre il volto del re. Così, nel giorno stabilito, giunsero gli indù con i meravigliosi colori di cui solo loro conoscevano i vari segreti; poi giunsero gli armeni, che portarono una creta speciale che solo loro avevano; quindi arrivarono gli egiziani, muniti di scalpelli e ceselli così particolari come non si erano mai visti e portarono anche bianchissimi blocchi di marmo. Infine, si presentarono i greci, che avevano con sé soltanto un sacchetto di polvere impalpabile. Per settimane e settimane rimasero rinchiusi, ognuno nella sua grande sala del palazzo reale. Nel giorno in cui tutti dichiararono ormai di aver terminato l’opera, venne il re che ammirò i meravigliosi dipinti degli indù, i busti modellati nella creta dagli artisti armeni e le statue degli egiziani. Poi, infine, entrò nella sala dei greci. Costoro sembravano non aver fatto niente: con la loro polvere minuta si erano accontentati di strofinare e levigare più volte le belle pareti di marmo della sala in modo tale che, quando il re si fece avanti, poté contemplare il suo volto perfettamente riflesso dappertutto. Sapete chi vinse il concorso? I greci, naturalmente. Questi, avevano capito che solo il re, il vero re, poteva rappresentare se stesso. Certo, anche gli egiziani, gli armeni e gli indù avevano fatto un buon lavoro nel ritrarre il volto del re. Però, i greci avevano capito una verità importante e fondamentale che troviamo nella Bibbia e che anche noi siamo chiamati a comprendere. Tanti uomini hanno cercato di rappresentare Dio su questa terra con il loro nobile carattere. Ma, ogni virtù e ogni raggio di luce, che questi uomini hanno saputo manifestare, non erano altro che il riflesso della sua grandezza e perfezione. Perciò, un solo essere nell’intero universo avrebbe potuto rappresentare, in tutta la sua pienezza, il vero Dio: il nostro caro Gesù. Infatti, solo Gesù ha potuto dire: “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv 14:9). Volete sapere perché? Perché “Egli è l’immagine del Dio invisibile… lo splendore della sua gloria e l’impronta della sua essenza” (Col 1:15; Eb 1:3). Sapete qual è la più grande prova che attesta l’origine divina di Gesù? No! Non sono i suoi grandi miracoli, come alcuni pensano, ma è la rivelazione del carattere di Dio nella sua vita. In ogni suo insegnamento, in ogni suo atto d’amore e in qualsiasi aspetto della vita di Gesù, noi possiamo scorgere il nostro Dio. “Su tutte le cose, in terra e in cielo, egli ha scritto il messaggio dell’amore del Padre” (La Speranza dell’uomo, pag. 9). Gesù venne sulla terra per mostrarci con il suo esempio che, se lo vogliamo, anche noi possiamo essere “trasformati nella sua stessa immagine” (2 Cor 3:18). Che cosa straordinaria! Essere mansueti, compassionevoli, affettuosi, umili come lui… e poi sentirsi dire dal Padre suo e nostro: “Questo è il mio diletto figlio, nel quale mi sono compiaciuto” (Mt 3:17). E allora, anche se qualcuno affermò giustamente che noi “non dobbiamo giudicare Dio dalla balbuzie degli uomini”, è pure vero, però, che non dobbiamo mai scoraggiarci e smettere di rappresentarlo finendo addirittura con il non parlare più di lui. (Ad. da “Ti racconto Dio” di P. Pellegrino)

Condividi:

Autore dell'articolo: Stefania Tramutola