Giovanni Negro – “Rivestitevi di umiltà gli uni verso gli altri” (1 Pt 5:5)
Molti anni fa, accadde che il capo di un villaggio africano fosse preoccupato perché aveva notato che i suoi uomini erano dominati e comandati dalle loro mogli. Così, un giorno, per verificare se fosse realmente come pensava, convocò tutti gli uomini, e solo loro, nella capanna dove di solito si tenevano le assemblee del villaggio. Dopo una breve introduzione, disse: “Tutti coloro che sono convinti di essere dominati e comandati dalle proprie mogli lascino pure la capanna uscendo dalla porta di destra. Quelli che invece sono convinti di essere loro a comandare nella propria casa, lascino la capanna uscendo dalla porta di sinistra”. Tutti uscirono dalla porta di destra, tranne uno. Allora, il capo del villaggio li riunì nuovamente e, di fronte a tutti lodò l’uomo uscito dalla porta di sinistra dicendo: “Abbiamo ancora un vero uomo nel nostro villaggio che si sa far valere e non si fa comandare dalla moglie”. Poi, rivolto all’uomo chiese: “Ma come ci sei riuscito? Potresti condividere con noi il tuo segreto?”. L’uomo, intimidito, rispose: “Quando sono uscito di casa questa mattina, mia moglie mi ha detto: ‘Marito mio, mi raccomando, mai seguire la massa!’ Ecco perché sono uscito dalla porta di sinistra”. Il capo villaggio ritornò a casa ancor più preoccupato pensando a quale poteva essere la soluzione del problema che ormai era evidente: gli uomini contavano poco e nulla, nel suo villaggio, perché ormai erano le donne a comandare.
Peccato che questo uomo non aveva letto la Bibbia, altrimenti avrebbe saputo che per il Signore “non c’è né maschio né femmina” (Gal 3:28) e che “dinanzi a Dio non c’è riguardo a persone” (Rm 2:11). Comunque, il problema del primo posto, di chi comanda, dell’affermazione di sé, ha provocato sempre lotte e odio.
E Gesù sapeva molto bene che la tendenza naturale dell’uomo è quella di considerarsi superiore all’altro. Ecco perché ci ha lasciato detto: “Chiunque fra voi vorrà essere primo, sarà vostro servitore” (Mt 20:27). Lui stesso venne in mezzo a noi per darci un esempio di servizio e di umiltà, in quanto, “pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo” (Fil 2:6-7).
Ricordiamoci che il desiderio di supremazia, se non è tenuto sotto controllo, diventa incontenibile e il suo frutto è orgoglio e superbia. Spesso, le realtà della vita stessa, non potendo far diventare umili i superbi, li rende ridicoli come la nostra storia c’insegna; invece, “il frutto dell’umiltà è ricchezza, gloria e vita” (Pr 22:4). E bene dunque meditare sulle parole di Paolo: “Ognuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso” (Fil 2:3).