di Giovanni Negro – (Rid. e adatt. da “L’Esopo moderno”)
«Siate sempre gioiosi» (1 Ts 5:16).
Un giorno, Esopo, il favolista greco, fu esposto sul mercato dell’isola greca di Samo per essere venduto. Con lui vi erano altri due schiavi di bella presenza e di una certa importanza: un professore e un cantore. A un certo punto della vendita si presentò il filosofo Xanto, accompagnato dai suoi discepoli. Osservati bene i tre schiavi, Xanto li interrogò dicendo: «Che cosa sapete fare?». «Tutto!», risposero il professore e il cantore. «E io, niente», rispose Esopo subito dopo di loro. «Come, niente?», disse meravigliato il filosofo. «Certo, – rispose ancora Esopo – dal momento che questi due fanno tutto, io potrò benissimo restare senza far niente». Il filosofo, col sorriso sulle labbra, chiese: «Se ti compro, scapperai?». «Se scapperò, non verrò certo a dirtelo prima!», aggiunse Esopo. Il filosofo contento delle risposte che riceveva da Esopo, lo guardò attentamente dalla testa ai piedi e affermò: «Per parlare, parli bene, e riesci a renderti persino simpatico. Però, sei tanto brutto!». «E tu saresti un filosofo? – replicò Esopo – Considera la mente, il cuore e non il corpo!». Insomma, alla fine il filosofo Xanto si decise a comperarlo per sessanta denari. Ma, fatto l’acquisto, tentava di non pagare la tassa di vendita. Così, infatti, si era accordato con il venditore e insieme dissero all’esattore delle tasse che lo schiavo gobbo era passato dall’uno all’altro padrone in dono e non per denaro. Allora, Esopo, sentendo questo, si fece avanti e disse all’uomo che era preposto a riscuotere le tasse: «Il venduto sono io. Questo è il venditore e questo è il compratore. Se poi questi due signori dicono di no, allora io non sono più venduto, cioè sono libero e me ne vado». Le parole piacquero molto all’esattore delle tasse, che rise di gusto e finì col regalare a lui il denaro della tassa.
Esopo, nonostante fosse schiavo, riusciva a essere sempre allegro e pieno di spirito, tanto che la maggior parte delle sue favole si ricordano ben volentieri.
Questo episodio mi suggerisce diversi insegnamenti, ma desidero soffermarmi su un aspetto della vita del cristiano che credo sia importante: la capacità, cioè, di rendersi simpatici e fare dell’umorismo. Vi siete mai chiesti come mai, al contrario degli scribi e dei farisei, Gesù riuscì ad accattivare la simpatia dei bambini, tanto che si facevano abbracciare e si sedevano volentieri sulle sue ginocchia? Sicuramente non lo videro mai né musone e né corrucciato. I bambini cercano sempre la compagnia e il dialogo di quelle persone che sanno sorridere e far ridere gli altri. Anche gli adulti, comunque, come abbiamo visto nella nostra storia, amano la compagnia delle persone allegre e piene di spirito. Pur se la storia ci dice che Esopo era brutto e gobbo, il filosofo lo comprò. E voi con chi vorreste allacciare delle amicizie? Con persone gioiose, simpatiche, anche se non sono belle, o con quelle che manifestano severità e intolleranza? Sì, un umorismo sano, genuino e sereno, oltre a essere segno di solidarietà e di pace, può aiutarci a scacciare la malinconia e le tensioni quotidiane.
Chiediamo quindi a Gesù quella grazia che ci aiuta a coltivare e a sviluppare questo aspetto della vita, affinché possiamo allacciare relazioni che contribuiscano a rendere la vita nostra e degli altri, più dolce e luminosa.
A proposito, se voi doveste disegnarvi come se foste un regalo, che immagine usereste (confezione, interno di una scatola, fiocco, ecc.)?