Un eremita vide una volta, in un bosco, uno sparviero. Lo sparviero portava
al suo nido un pezzo di carne: lacerò quella carne in tanti piccoli
pezzi, e si mise a imbeccare anche una piccola cornacchia ferita.
L’eremita si meravigliò che uno sparviero imbeccasse così
una piccola cornacchia, e pensò: “Dio mi ha mandato un segno. Neppure
una piccola cornacchia ferita viene abbandonata da Lui. Dio ha insegnato
addirittura a un feroce sparviero a nutrire una creaturina d’altra razza,
rimasta orfana al mondo. Si vede proprio che Dio dà il necessario
a tutte le creature: e noi, invece, stiamo sempre in pensiero per noi
stessi. Voglio smetterla di preoccuparmi di me stesso! Dio mi ha fatto
vedere che cosa devo fare. Non mi procurerò più da mangiare!
Dio non abbandona nessuna delle sue creature: non abbandonerà neanche
me”.
E così fece: si mise a sedere in quel bosco e non si mosse più
di là; pregava, pregava, e nient’altro. Per tre giorni e per tre
notti rimase così, senza bere un sorso d’acqua e senza mangiare
un boccone. Dopo tre giorni, l’eremita s’era tanto indebolito che non
era più capace d’alzare la mano.
Dalla gran debolezza, s’addormentò. Ed ecco apparirgli in sogno
un angelo.
L’angelo lo guardò accigliato e gli disse: “Il segno era per te,
certo. Ma perché tu imparassi a imitare lo sparviero!”.
(Lc 10:36,37) Troppo facilmente ci mettiamo dalla parte di chi deve ricevere.
Per Gesù, noi siamo quelli che devono dare.
da A volte basta un raggio di sole, Bruno Ferrero