Politici in disaccordo

Giovanni Negro

«Dio… per mezzo di Gesù, ci ha affidato il ministero della riconciliazione» (2 Cor 5:18).
Non molti anni fa, due piccoli paesi, Panzè e Lanù, molto vicini tra loro, erano amministrati da due sindaci fratelli tra di loro. Gli abitanti di questi paesi andavano d’accordo e vivevano in pace. Purtroppo, avvenne che, a causa di un malinteso, scoppiò tra i due fratelli un diverbio con uno scambio di parole amare a cui seguirono settimane di silenzio. Naturalmente, anche i cittadini dei reciproci paesi cominciarono a non parlarsi e a farsi dei dispetti. Intanto il fratello minore, sindaco del paese di Panzè, fece deviare il letto del piccolo fiume che costeggiava il paese affinché creasse una divisione tra le due cittadine. Una mattina all’alba, dopo alcuni mesi, uno straniero bussò alla casa del fratello maggiore, sindaco di Lanù: «Sto cercando un lavoro per qualche giorno, forse qui nel vostro paese ci può essere bisogno di qualche riparazione di muri o altro», disse il forestiero. «Sì, – disse il sindaco – ho giusto un lavoro che fa per lei. Guardi là, dall’altra parte del fiume, in quel paese vi abita mio fratello minore che è sindaco come me, e tempo fa ha deviato il letto del fiume perché ci separasse. Ora voglio che lei costruisca un alto muro affinché oltre a separarci, mi eviti di vedere lui e i suoi concittadini». Il muratore, dopo una breve pausa, disse: «Mi sembra di aver capito bene qual è il problema. Penso che per questo lavoro dovrò comunque farmi aiutare da qualcuno». Così, il sindaco lasciò il muratore e si recò in città per risolvere alcuni problemi del suo paese. Quando la sera ritornò dalla città, rimase con gli occhi spalancati e con la bocca aperta. In realtà non vi era nessun muro, ma ecco che vi era un ponte che univa le due sponde del piccolo fiume. Proprio in quel momento, il fratello minore, sindaco di Panzè, che aveva seguito da lontano la costruzione del ponte, lo attraversò e corse verso il fratello maggiore e lo abbracciò, dicendo: «Fratello mio, tu sei veramente speciale! Ma guarda! Hai fatto costruire questo meraviglioso ponte dopo tutto quello che ti ho fatto e detto». Il fratello maggiore, commosso e con gli occhi pieni di lacrime, guardò il muratore che stava con la sua squadra di operai sistemando i suoi arnesi per andare poi via e gli disse: «No, no, aspetta. Rimani con noi ancora alcuni giorni, perché ho diversi lavori per te». «Oh! – disse il muratore – mi fermerei volentieri, ma ho ancora tanti ponti da costruire», e se ne andò felice e contento.
Sicuramente, non sarà stato come quel ponte che si trova in Cina, lungo trentasei chilometri e che si eleva in altezza dal mare per sessantadue metri, però è servito per riconciliare tanti cuori.
Ma sapete chi ha costruito il ponte più lungo del mondo? No, non è l’ingegnere che ha costruito il ponte in Cina, è Gesù. Egli, attraverso la croce, ha gettato un ponte fra il cielo e la terra, superando così quella voragine che il male aveva creato separandoci dal cielo (Ef 2:14). E oggi ha affidato a noi l’opera della riconciliazione, affinché anche noi potessimo creare ponti e abbattere muri.
Certo, di fronte a un torto ricevuto, per noi è più facile dire: «Come ha fatto a me così farò a lui» (Pr 24:29), proprio come l’inizio della storia appena esposta. Sì, in noi esiste sempre la tentazione della vendetta e della violenza ma, per il nostro bene e quello comune, Gesù ci ha indicato la strada del perdono (Col 3:13), della rinuncia e anche, a volte, di «subire piuttosto qualche torto» (1 Cor 6:7), perché solo così diventeremo abili costruttori di ponti e di pace.

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Autore dell'articolo: Stefania Tramutola