Giovanni Negro – (Ad. da “Una storia turca”) «Vi è più gioia nel dare che nel ricevere» (At 20:35).
Un giorno, il signor Fabio, un negoziante di un piccolo paese, portò al suo sindaco un bel tacchino per disobbligarsi di un piccolo favore ricevuto. Dopo qualche giorno, all’ora di pranzo, Fabio ritornò e suonò al campanello della casa del sindaco: «Chi sei?» – rispose la moglie del sindaco. «Sono Fabio, quello che giorni fa portò il tacchino al signor sindaco». «Oh, signor Fabio, entri pure e resti a pranzo da noi. Sarà nostro ospite».
Fabio, la mattina del giorno dopo, parlando con il suo amico Riccardo, raccontò la sua esperienza e parlò della generosità del sindaco. E avvenne che Riccardo, la sera stessa, all’ora di cena, bussò alla porta del sindaco. «Chi siete?», gli rispose da dentro la moglie del sindaco. «Sono l’amico intimo di Fabio, colui che giorni fa vi portò un tacchino ruspante». La signora, senza pensarci due volte, disse: «Entri pure, ormai è ora di cena, e resti a mangiare con noi». Riccardo, accettò naturalmente l’invito e mangiò a casa del sindaco. Il giorno dopo, anche lui raccontò la sua esperienza a una coppia di contadini che abitavano nei pressi della sua casa. E il giorno dopo, all’ora di cena, anche questi si presentarono alla porta del sindaco e vi bussarono. Però, questa volta a rispondere fu il sindaco: «Chi siete?», domandò. «Signor sindaco, siamo i vicini di Riccardo, amico di quel Fabio che giorni fa vi portò quel grasso e bel tacchino ruspante». «Siate i benvenuti. È ora di cena, e vogliate dunque mangiare un boccone con noi», e li fece sedere a tavola. Poi, dopo alcuni minuti, mise davanti a loro due scodelle di acqua calda. I due ospiti, tutti meravigliati, chiesero: «Ma che minestra è questa?». «È il brodo del brodo, fatto col brodo del tacchino che mi portò Fabio, amico di Riccardo vostro vicino di casa», rispose calmo e con un sorriso ironico il sindaco.
Accipicchia, ragazzi, quel tacchino stava per costare veramente caro al sindaco.
Sono molti coloro che sono tentati di sfruttare la generosità e la pazienza degli altri. Non di rado, lo scroccone, l’approfittatore si dimostra perfino offeso se qualche volta riceve un rifiuto, incolpando l’altro di insensibilità e di avarizia. È un atteggiamento veramente egoistico che, se accarezzato a lungo, riesce a soffocare ogni buon sentimento. Le vere relazioni umane si costruiscono con l’assenza di calcoli, di vantaggi e di interessi personali.
Certo, l’invito di Gesù, che dice di dare per essere felici, di perdere per trovare, di morire per vivere, è difficile da abbracciare; ma è questa la strada da imboccare se si vuole gustare la vera bellezza della vita e assomigliare a colui che visse «non per essere servito ma per servire e per dare la sua vita» (Mt 20:28).
Ed ecco, allora, una bella citazione di Viktor Frankl sulla quale faremo bene a meditare: «Non chiederti cosa puoi prendere dalla vita. Chiedi piuttosto che cosa puoi dare alla vita».