Un investigatore in… zampa

Giovanni Negro – “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Rm.3:23)

Piero, negoziante di tappeti, si lamentò di essere stato derubato. “Era un tappeto preziosissimo!”, diceva disperato a coloro che passavano di lì. Naturalmente chiamò un agente di polizia, che giunse accompagnato da Tartufino, famoso per aver più volte risolto dei casi di furto. Tartufino era un cane nero a pelo corto, il muso affilato e l’aria antipatica. Il poliziotto cominciò a fargli annusare le tracce davanti alla porta del negoziante; poi gli sussurrò qualcosa all’orecchio e lo lasciò andare. Il cane fiutò l’aria, diede un’occhiata alla folla radunatasi in strada e si diresse, deciso, verso una signora che abitava vicino al negozio. La donna, presa dal panico, cercò di rifugiarsi tra la folla, ma il cane le addentò la gonna. Messa alle strette, confessò: “Sì! Ho distillato dell’alcol contrariamente a quanto dice la legge. Ne ho venti litri in casa e il distillatore è nel bagno”. La gente era meravigliata. “E il tappeto?”, le fu domandato. “Del tappeto non so niente, credetemi. Il resto è vero!”. Allora l’agente prese il suo cane, ritornò davanti alla porta, gli fece nuovamente annusare le tracce, gli sussurrò di nuovo qualcosa e il cane rapido si diresse verso un signore che abitava al numero sette della stessa strada e gli addentò i calzoni. Interrogato dall’agente: “Sono colpevole!”, riconobbe, buttandosi in ginocchio. “Ho falsificato la data di nascita del mio libretto di lavoro e sfrutto gratuitamente l’energia elettrica e altri servizi comunali. Prendetemi pure, sono colpevole!”. La folla non sapeva più cosa pensare e ripeteva: “Ma che cane straordinario!”. Il negoziante, sbalordito, tirò fuori del denaro per darlo alla guardia. “Porta via il tuo cane, portalo via! – gli disse – Portalo dove vuoi! Purché lo porti lontano, altrimenti il paese rimarrà disabitato. Dimentichiamo pure il mio tappeto”. Ma il cane d’un balzo gli fu vicino e, ringhiando, lo puntò. Il negoziante si perse d’animo: “Ebbene, – disse mesto – non sono stato onesto. Il furto del tappeto l’ho inventato per riscuotere l’assicurazione”. A questo punto, alcuni cominciarono ad allontanarsi. Ma il cane, senza perdere tempo, si mise a rincorrere tre persone e anche queste confessarono. Uno aveva rubato la legna al vicino; un altro, che era bidello, aveva portato a casa i gessi colorati della scuola; il terzo, addirittura, confessò di aver rubato della biancheria stesa ad asciugare. A questo punto, i presenti, prima in maniera furtiva, poi sempre più a precipizio, corsero via lasciando la strada deserta. Rimasero solo il cane e l’agente. Però, il cane si avvicinò all’agente che, impallidito, cadde sulle ginocchia: “Mordimi pure, Tartufino. Hai ragione! Lo Stato, per mantenerti, mi passa quattordici scatolette di carne la settimana, ma quattro me le porto a casa per il cane di mia moglie”. Non so proprio che cosa sia successo dopo, ma vi dico che anch’io me la sarei data a gambe. E voi? Nella Bibbia troviamo scritto: “Tutti manchiamo in molte cose» (Gc.3:1). Sì, a tutti noi è capitato e capiterà di trovarci colpevoli per aver commesso qualche birbonata. Allora? Scappiamo? Ci nascondiamo? No! Quando ci rendiamo conto della gravità del nostro errore e proviamo disgusto di noi stessi, non dobbiamo mai scoraggiarci. Perché: “Se il nostro cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore” (1 Gv.3:20). Quindi, non arrendiamoci, ma insistiamo nel voler fare la volontà di Dio con più fermezza. Grazie a Gesù, il nostro Eroe, possiamo uscire vincitori da qualsiasi sconfitta, e dire: “Ringraziato sia Dio che ci dà la vittoria per mezzo del nostro Signor Gesù”. (1 Cor.15:57).

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Autore dell'articolo: Stefania Tramutola