Un pugile

“Sei soltanto un fallito!”, gridò Mary sbattendo la porta. Gridò forte, gridò ancora. E le sue urla risuonarono per alcuni secondi in quella piccola strada di periferia che l’aveva vista sognante e innamorata. Poi, il silenzio.
Mai più amore, mai più tenerezza, mai più pensieri per Tony “Gigante”. La sua Mary se n’era andata per sempre. E questa volta sul serio. “Forse ha ragione”, pensò Tony. “Forse sono veramente un fallito”. E mentre altre nubi gli passavano per la testa, allontanò dalle labbra l’ultimo bicchiere. “Mi chiamavano Tony Gigante”, pensò. “Oggi sono soltanto Tony Bottiglia”. Si alzò in piedi, per la prima volta nella giornata. Si avvicinò allo specchio del bagno e guardò il suo viso ancora fiero, nonostante tutto. Quanta disperazione in quei guantoni appesi al chiodo! Quanti pugni dati, e quanti presi, prima della grande rinuncia! Come in un triste rituale, si soffermò davanti al muro dei ricordi. Quello con le fotografie dei suoi incontri.
I successi di Tony “Gigante”. Dal primo, sorprendente K.O. contro Jack “Muro” alla sofferta vittoria contro la “perla nera” Alì Sabdul. Poi, lo scontro maledetto con Red Capone. Non avrebbe dovuto vincere. Ma il profumo della vittoria, all’ultimo momento, gli sembrò più allettante di quello dei dollari. E picchiò duro, fino al trionfo.
Tony era felice. Un gigante, nella sua trasparenza. Ma a Mary non piacque il suo gesto da eroe. Cadendo a terra avrebbe potuto guadagnare dieci volte di più. E si sarebbe risparmiato un bel po’ di guai.
La vendetta non tardò ad arrivare. Venti grammi d’eroina trovati per caso nel portabagagli della sua auto. Il processo, l’assoluzione e l’inizio del declino. Una carriera promettente, assassinata dal dubbio.
“Gigante? Avrebbero dovuto metterlo in gabbia”. “Secondo me spacciava sul serio…” “Ma quella roba era veramente sua?” “Con certa gente è meglio non avere a che fare”.
“Li sento ancora”, pensò Tony. “E sento ancora il loro veleno. Anche il tuo, Mary, che non hai mai compreso il mio idealismo. Ma è così caro il prezzo dell’onestà? è così duro restare fedeli a un’idea?”.
Tanto dolore. Tanti pensieri nella testa di Tony “Gigante”. E infine il fiume. Ultima meta per un addio silenzioso, nella purezza dell’acqua. “La mia vita non serve”, bisbigliò Tony a se stesso. “è giunta l’ora di restituirla a chi di dovere”. Chiuse la porta dietro le spalle e s’incamminò verso la fine.
Il passo del gigante era lento, nella città deserta. Di lì a poco, nel fiume, non avrebbe avuto più pensieri. Ma una voce, all’improvviso, sembrò donargli nuove emozioni.
“Aiuto!”, gridò una donna in lontananza.
“Mamma, ho paura!”, le fece eco una bambina.
Poi, il gracchiare di una voce minacciosa: “Fuori i soldi o taglio la gola alla piccola!”.
Il gigante non capiva. Vide soltanto una lama, in fondo alla strada, che brillava sotto un viso tremante.
Non pensò. Con un balzo felino si scagliò contro il proprietario del coltello. Un pugno. Un altro. Poi un altro ancora. Mentre la lama roteava nell’aria, a caccia del gigante.
Ma lui era più veloce. E riuscì a vincere anche quell’incontro. Un pugno più forte e l’uomo con il coltello era a tappeto.
“Dio la benedica”, disse la donna. “Io… Io… non so come ringraziarla”.
Nessun ring del mondo avrebbe potuto regalare a Tony così tanta gioia. Finalmente vivo. Finalmente come una volta.
Il gigante prese in braccio la bambina e la strinse forte al petto. Non piangeva, ma gli sussurrava parole meravigliose.
“Signore…”, chiese la piccola. “Come fa a essere così forte?”.
Il gigante sorrise e tornò sui suoi passi. Sapeva che di lì a poco avrebbe rivisto la porta di casa. Il fiume era lontano. E nel suo cuore, tanta voglia di ricominciare.
di Carlo Climati

Condividi:

Autore dell'articolo: Stefania Tramutola