Matteo 25:31-46
Una nuvola, piccola come un batuffolo di cotone, avanzava lentamente nel cielo azzurro, su di essa due goccioline d’acqua litigavano furiosamente. “Ti dico che dovevamo scendere su quel prato!”, urlava Gocciolina diventando rossa per lo sforzo. “Ah sì? Avremmo fatto un bell’affare davvero?”, ribatté arrabbiatissima Goccetta che non accettava le proposte altrui. “Come minimo saremmo finite su una zolla di terra infangandoci tutte”. “Oh, poverina: Sua Maestà non vuole sporcarsi”, la prese in giro la compagna facendole un grande inchino. “Forse Sua Maestà preferirebbe cadere in un botticino di profumo…”. “Sei sciocca e ignorante!”, urlò con tono indignato Goccetta voltandole le spalle. “Parlerò solo con Goccina”. Così dicendo, si rivolse all’altra compagna che, seduta sul bordo della nuvola, guardava il paesaggio. “E tu, che cosa ne pensi?”, le chiese incuriosita. Goccina rimase un attimo pensierosa prima di rispondere, poi disse: “Credo che ognuno debba seguire le proprie aspirazioni, senza dimenticare, però, ciò che siamo e il compito che dobbiamo assolvere. Il mondo ha bisogno di noi”. “Giusto! Ognuna pensi a se stessa”, intervenne Goccetta che non aveva capito il vero significato delle sagge parole. Perlomeno, comunque, smisero di litigare. E tutte insieme presero a guardare dabbasso alla ricerca del posto preferito.
La prima a lasciarsi scivolare dalla nuvola fu proprio Goccetta. Ci teneva tanto al suo aspetto che scelse una roccia in pieno deserto per farsi una bella abbronzatura! “Sono talmente bianca che un po’ di colore mi donerà senz’altro”, disse soddisfatta della scelta. Un attimo dopo l’atterraggio, era già sdraiata sulla roccia a crogiolarsi al sole. Non voleva ritardare neppure un istante la sua abbronzatura. Il sole era caldo davvero! E anche la roccia non era da meno. Fatto sta che, poco dopo, Goccetta cominciò a sudare e a sudare tanto che all’improvviso scomparve: era evaporata!!! Di lei ormai non restava più nulla, neppure il segno sulla roccia.
La seconda ad abbandonare la nuvola fu Gocciolina. Stavano sorvolando l’oceano quando, vedendo tutta quell’acqua, pensò: “Di certo non mi mancherà la compagnia. Mi divertirò un sacco!” Salutò Goccina e se ne andò. Per settimane e settimane trascorse le sue giornate ridendo, ballando, scherzando insieme alle gocce che formavano il mare. “Ho scelto proprio bene”, si ripeteva felice. “Devo solo pensare a divertirmi più che posso. è una vera pacchia!” Ma un giorno, un’onda capricciosa l’afferrò con decisione e la mandò a ruzzolare sulla spiaggia. Gocciolina non fece in tempo a capire ciò che le era successo, che la sabbia subito l’assorbì. E di lei non rimase nulla. Neppure il segno sulla spiaggia.
Sulla nuvola, intanto, Goccina aspettava il momento opportuno per scendere sulla terra. Ormai aveva deciso: si sarebbe spinta ancora più a Nord, dove il vento freddo l’avrebbe trasformata in un fiocco di neve. “I bambini sono contenti quando vedono nevicare”, pensava sorridendo. Quando vide, in un campo arso dal sole, una pianticella mezza appassita. Sull’intera regione non pioveva da più di otto mesi. “Poverina! Chissà quanta sete deve avere”, commentò rattristata da ciò che vedeva. E, improvvisamente, si lasciò cadere dalla nuvoletta. Fu tale lo slancio che finì proprio addosso alla pianticella. “Che fresca carezza”, mormorò la piantina drizzandosi a fatica. “Chi sei?”, chiese allora incuriosita. “Sono Goccina e sono venuta per aiutarti”, rispose la goccia d’acqua scivolando fino a terra. In un attimo scomparve nel terreno. Cammina cammina, arrivò alle radici. Subito un fremito percorse l’intera pianticella e, addirittura, un fiore sbocciò profumando l’aria. Ancora oggi, quando un nuovo fiorellino spunta tra le foglie, si sente raccontare la storia di Goccina che un giorno era scesa dal cielo per salvare la pianticella. Qualcosa di lei è rimasto.
Se tu fossi una goccia, dove preferiresti cadere?
Adattamento di Giovanni Negro da Una storia dopo l’altra… di Riccardo Davico