Una storia di Natale

Questa esperienza è stata realmente vissuta da Herman e da sua moglie.
Herman ed io chiudemmo il nostro negozio e, stanchi, ci trascinammo a casa. Erano le ore 23 della vigilia di Natale del 1949. Avevamo venduto quasi tutti i nostri giocattoli e tutti i pacchetti ordinati erano stati ritirati, tranne uno. Di solito tenevamo il negozio aperto fino a quando tutto fosse stato consegnato. Non saremmo stati felici sapendo che un regalo di Natale era ancora sullo scaffale, ma la persona che aveva ordinato il pacchetto non era più ritornata.
La mattina di Natale, avevamo l’abitudine di alzarci presto per aprire tutti i regali insieme con Tom, nostro figlio dodicenne, ma c’era qualcosa di monotono in questo Natale. Tom cresceva e mi mancava la sua esuberanza infantile degli anni passati. Terminata la colazione, Tom uscì per andare dal suo amico. Herman borbottò: “Io torno a dormire. Non c’è niente per cui rimanere alzati”. Ero sola e delusa. Poi, cominciò. Uno strano, persistente desiderio di andare in negozio. Guardai il marciapiede ghiacciato. “Roba da pazzi”, mi dissi. Provai a respingere questo impulso che diventava sempre più forte. Alla fine, mi vestii e uscii. Il vento era tagliente e il nevischio pungeva le guance. Scivolando sul ghiaccio arrivai al negozio. Davanti c’erano due bambini di nove e sei anni. “Te lo avevo detto che sarebbe venuta”, esclamò giubilante il maggiore. Il volto del pi&ugrav e; piccolo era bagnato di lacrime, ma quando mi vide, smise di singhiozzare. “Che cosa state facendo voi due qui?”, li rimproverai mentre li spingevo nel negozio. “Dovreste essere a casa, in un giorno come questo!” Erano mal vestiti. Non avevano cappelli né guanti, e le scarpe erano logore. Sfregai le loro mani gelate e le avvicinai alla stufa. “La stavamo aspettando”, rispose il più grande. “Mio fratello Jimmy non ha avuto nessun regalo di Natale”. Toccò la spalla di Jimmy. “Vogliamo comprare dei pattini. È ciò che desidera. Abbiamo questi tre dollari”, affermò prendendo i soldi dalla tasca. Guardai il denaro. Guardai le loro facce in attesa. E poi guardai tutto il negozio. “Mi dispiace – dissi – ma non ne abbiamo”. Poi, scorsi il pacchetto solitario sullo scaffale. “Aspettate un attimo”, dissi ai ragazzi. Mi avvicinai, presi il pacchetto, lo aprii e, miraco lo dei miracoli, c’era un paio di pattini! Jimmy si è avvicinato. “Signore, fa’ che siano della sua misura”, pregai in cuor mio. E miracolo su miracolo, erano della misura giusta. Il ragazzo più grande mi porse i dollari. “No”, gli dissi: “Voglio che questi pattini siano tuoi e che utilizzi il denaro per comprare un paio di guanti”. I due, in un primo momento, rimasero immobili, poi iniziarono a ridere. Ciò che vidi negli occhi di Jimmy fu una benedizione. Era gioia pura, ed è stato bellissimo. Il mio spirito era sollevato. Uscimmo insieme e, dopo aver chiuso la porta, mi girai verso il fratello maggiore e chiesi: “Come hai fatto a sapere che sarei venuta?”. Non ero preparata a ciò che avrebbe detto. Con lo sguardo fisso nei miei occhi mi rispose dolcemente: “Ho chiesto a Gesù di inviarla qui”. I brividi nella schiena non erano per il freddo. Dio aveva pianificato tutto. Li sa lutai con la mano e mi diressi verso casa per un Natale più luminoso.
“Tutte le cose che domanderete in preghiera, se avete fede, le otterrete” (Matteo 21:22).

Lina Ferrara

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Autore dell'articolo: Stefania Tramutola